Articoli e riflessioni

Cosa significa essere sani di mente

In questo sito internet e nella mia pagina Facebook ci sono moltissimi articoli che parlano di malessere, sofferenza, psicopatologia. La rete è stracolma di scritti sull’ansia, sugli attacchi di panico, sulla depressione, sulle fobie, sulle ossessioni, sulla paranoia e su altre patologie della mente umana. Ci sono articoli, consigli, tecniche per far scomparire gli attacchi di panico (solitamente sono sempre “sette consigli”… sei sono troppo pochi e non funzionano…otto invece sono troppi e non si ha voglia di perdere tutto questo tempo), tecniche per far scomparire l’ansia, strategie di attacco contro la depressione e contro la maniacalità. Per non parlare di queste nuove pseudopatologie come i “narcisisti patologici”, i “vampiri emotivi” e tante altre categorie che noi psicologi e psicoterapeuti non vedremo mai nei nostri studi, ma che conosciamo bene grazie (o purtroppo direi) alle persone che sono entrate in relazione con loro (queste si che approdano nei nostri studi!).

Eppure, oltre tutta una fetta di popolazione che può rientrare in quelle che noi del campo chiamiamo “etichette diagnostiche”, ce n’è una buona parte che sta male, è insoddisfatta, non riesce a realizzarsi, non riesce a spiccare il volo pur non potendola far rientrare all’interno di una diagnosi (a meno che non si operi una forzatura, cosa che non mi sembra tanto corretta).

Quindi cosa significa stare bene psicologicamente? È semplicemente l’assenza di una diagnosi? Non credo proprio. È la vecchia questione di che cosa significa essere normali o, per lo meno, mentalmente sani. Ma qui, i lettori mi scuseranno, non sono la persona adatta per dare ricette sicure. Del resto dubito che qualcuno lo sia, benché le offerte non manchino (sette consigli per….). L’unica cosa sicura è che mentre ci sono pochi modi di diventare malati, ce ne sono migliaia per restare in salute. Il problema è che essendo così tanti, nessuno sa bene quali siano. Tutto quello che sappiamo ci viene dal presente e dal passato, tuttavia la nostra vita è rivolta al futuro. Ma con la sorprendente rapidità dei mutamenti tecnologici, culturali e di costume, nessuno sa come sarà il futuro. L’ideale è esercitare la nostra capacità di immaginazione.

Abbiamo tutti il diritto di essere un tantino fobici quando una disgrazia si abbatte su di noi, un po’ paranoici quando ci ritroviamo in una dura lotta, leggermente ossessivi mentre studiamo la complessità delle cose, un po’ istrionici quando vogliamo imporci agli altri. Dalle tendenze schizoidi nascono teorie innovatrici e dai mutamenti dell’umore nasce la creatività. Se riuscite a gestire tutte queste cose con successo, i miei complimenti: vuol dire che sapete rispettare i contesti dell’esistenza e adeguarvi a questi.

Benché si possano concepire alcune combinazioni effettivamente patologiche, avere tutte le malattie equivale a non averne alcuna. L’importante è che la vostra vita vada bene, che non abbiate di che lamentarvi e che neppure gli altri si lamentino di voi.

Il grave problema di chi soffre di una patologia mentale è che si comporta sempre allo stesso modo in ogni circostanza. È per questo che queste persone sono così simili tra loro e che possiamo, perciò, classificarli. Le persone sane, al contrario, per il fatto di essere così differenti le une dalle altre, sono inclassificabili. Siamo pertanto fondamentalmente imprevedibili, anche se per vivere in una comunità organizzata dobbiamo essere prevedibili gli uni per gli altri. Questo è il primo paradosso che ci obbliga a sviluppare una personalità complessa e cosciente.

Ma state tranquilli: se leggendo qua e là vi siete identificati in tutto e per tutto con una categoria diagnostica, state cominciando almeno a prendere coscienza di voi stessi e ad acquisire la libertà di cambiare. Quello che mi fa più paura dei malati di mente è la loro mancanza di consapevolezza su quello che succede dentro di loro (dovuta in parte ai malintesi delle superstizioni popolari, della psicologia, della psicoterapia e della stessa medicina), ciò li porta a perdere la libertà di cambiare: continuano in ogni circostanza a fare sempre le stesse cose.

 

G.Massimo Barrale - Psicologo Psicoterapeuta - Palermo

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